Negli ultimi decenni c’è stata una notevole crescita della complessità, a cui si è accompagnata una crescente specializzazione delle risorse. Con l’introduzione della tecnologia e la conseguente attuazione di un mondo connesso si sono rotti dei “compartimenti stagni” e si è introdotta una trasversalità che permette di collegare ambiti molto diversi tra di loro, moltiplicando in maniera esponenziale le complessità che erano già presenti in tali ambiti.
Come si riflette il concetto di complessità all’interno della vita delle aziende si può sintetizzare in maniera tanto semplice quanto efficace.
“complexity is the number of different things you do in your business”
Nella ridefinizione dei business model aziendali, un processo continuativo e necessario che è in atto al fine di stare sul mercato in un mondo mutevole, le forze di domanda e offerta si incontrano con esigenze non sempre compatibili:
- esiste la domanda da parte delle imprese di un intervento multidisciplinare e trasversale per gestire specifiche necessità ad elevato impatto P&L
- l’offerta di questo tipo di servizi invece avviene da parte di società che tendono ad effettuare l’intervento solo se all’interno del proprio modello scalabile al fine di non sconfinare dalle possibilità offerte dalla propria organizzazione
Quando, nel contesto di un mondo diventato complesso, questo tipo di domanda e offerta si incontrano, si può constatare che un determinato servizio viene erogato dalla società “fornitore” solo nel caso in cui sia riconducibile al proprio modello scalabile di intervento.
Esiste una moltitudine di esigenze reali di business che però non è di interesse risolvere per aziende consolidate che sono sul mercato con un modello scalabile.
Un esempio concreto è quello di una società che si qualifica come specializzata in applicativi software verticali e che può avere interesse a vendere un determinato gestionale avendo un bacino potenziale di 1000+ clienti, mentre non ha interesse a rispondere a esigenze particolari degli stessi clienti nello stesso ambito tecnologico o di settore poiché troppo specifiche e diversificate da cliente a cliente, e quindi non riconducibili a un modello d’intervento scalabile anche in termine di risorse disponibili.
E’ una dinamica che vale per tanti ambiti, e non solo per società di software;
è sempre più frequente il caso di società che pur qualificandosi come esperte di un determinato ambito generalizzato “sfiorano in superficie” l’esigenza della società cliente, risolvendola tramite il proprio modello scalabile solo in parte.
Rimane quindi uno spazio tutto da coprire di esigenze profonde e ad alto impatto che molte imprese hanno e per cui non riescono a trovare un interlocutore qualificato.
L’evoluzione naturale del mercato del lavoro
La risposta naturale del mercato del lavoro alla frammentazione delle competenze è una redistribuzione delle stesse dalle aziende strutturate verso un mercato del lavoro liquido in costante crescita – questo si può misurare facilmente dalla crescita del fenomeno degli spazi di co-working a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.
E’ necessaria una entità che permetta di creare dei business case interessanti per tutti gli stakeholders coinvolti attorno a esigenze specifiche che un’azienda può avere, agendo in una zona di opportunità di creazione di valore dove società consolidate al momento non hanno interesse a intervenire.
Corretta allocazione delle competenze e definizione del business case come fattori abilitanti
E’ necessario attingere al mercato del lavoro nella sua composizione “liquida” al fine di:
- Individuare e gestire in maniera armonica competenze estremamente diverse [business, strategy, technology, finance]
- Individuare, validare e gestire un business case ad hoc che permetta che a tutti gli stakeholder venga riconosciuto il corretto valore
L’esistenza di una entità competente che faccia da garante a questi due punti permette di risolvere problemi di business ad oggi presenti nel mondo delle imprese che altrimenti non vengono risolti.