L’industria dei videogiochi è una di quelle più floride del mondo technology, dopo aver superato per fatturati quella cinematografica, si prepara alla prossima rivoluzione. Quella di giocare senza un dispositivo specifico ma solo grazie a una connessione internet e uno schermo, lanciando davanti a sé nuovi scenari.
Si video gioca praticamente da sempre. L’evoluzione dalla cabina di gioco al bar ai social game figli di internet1 è stata rapida, divertente e redditizia, fino ad arrivare ad un giro di affari stimato nel 2018 di 137,92 miliardi di dollari, giro d’affari praticamente raddoppiato in solo 6 anni.
L’adozione sempre più mass di internet e dispositivi mobili ha giocato un ruolo decisivo al riguardo, le stime parlano infatti di un market share detenuto al 51% da dispositivi mobile/tablet e il resto conteso tra pc/console di gioco e web game. Un fenomeno mondiale in cui più del 50% dei giocatori appartiene all’area Asia pacifica, l’altro restante al resto del mondo con prevalenza EU / Usa.
Uno grande problema del gaming è proprio la frammentazione dei player. Data da vari fattori, come:
Il genere del gioco
- Arcade
- Simulazione
- Sparatutto
- GDR (gioco di ruolo)
- Avventura
- […]
Il dispositivo di gioco
- PC / Mac
- Console da casa (Playstation, Xbox, Nintendo)
- Console portatili (Nintendo 3ds, Playstation Vita, Nintendo Switch)
- Tablet
- Smartphone
Il tipo di gioco
- Single player
- Multiplayer
- Online
- Offline
- Triple-A (giochi prodotti dalle grandi case di produzione)
- Indie (giochi auto prodotti da piccoli studi indipendenti)
- Abandonware (giochi sviluppati in passato che non hanno più interessante commerciale e vengono rilasciati gratuitamente)
Le modalità di fruizione
- Acquisto della licenza/Key
- Gratuito
- Pay to win (giochi rilasciati gratuitamente, chiamati pay to win perchè danno vantaggi di gioco al giocatore che paga)
Per via di questa frammentazione, la prossima frontiera tra i grandi player di mercato sarà proprio quella di unificare e creare un ecosistema, sul modello SaaS (Software as a Service) alla Netflix, di fruire i giochi indipendentemente dalla piattaforma. Nasce così il concetto di Cloud Gaming.
Il cloud gaming, o anche giochi on demand, sono/saranno quei videogiochi che non verranno più solamente distribuiti tramite i dispositivi tradizionali da gioco, ma verranno distribuiti “fisicamente” nei server online della piattaforma che li ospita.
In questo modo il giocatore non ha più la necessità di comprare un dispositivo dedicato o scaricare il gioco (spesso molto voluminosi in termini di grandezza di download), ma semplicemente accedendo alla piattaforma (proprio come avviene su Netflix e simili) può giocarlo direttamente nel cloud e in indipendentemente dallo strumento con cui accede. Quindi un determinato videogioco sarà giocabile da una smart-tv, smartphone, pc o console solo grazie ad una connessione internet ed uno schermo.
Le grandi compagnie tech hanno tutte lanciato la sfida a questa nuova rivoluzione. Dopo Nvidia (Geforce Now), Sony (Playstation Now) si sono unite alla competizione anche Google (Stadia) e Microsoft (XCloud) e non mancano le startup (tra le più interessanti segnaliamo Vortex).
Non è ancora molto chiaro se il cloud gaming soppianterà l’attuale ecosistema, ma di certo se succederà, avverrà lentamente proprio per via della grande complessità che lo governa. Inoltre, lo stesso modello di business che ogni distributore adotterà è ancora poco chiaro. Si parla generalmente di offrire ai giocatori la possibilità di accedere alla piattaforma pagando un abbonamento mensile. Grazie a questo abbonamento si potrà accedere a un database di giochi fruibili gratuitamente, mentre altri (come ad esempio le Triple-A) saranno acquistabili a un sovrapprezzo. Il cloud gaming è alle porte, un fenomeno da osservare con grande attenzione.